Il manoscritto di Chopin

Il Manoscritto di Chopin

Titolo: Il Manoscritto di Chopin

Autore: AA.VV.

Editore: BUR Rizzoli

Anno di pubblicazione: 2015


SINOSSI

Harold Middleton, un ex investigatore di crimini di guerra, entra in possesso di una partitura di Chopin. Ciò che non sa, però, è che tra quelle note scritte a mano si nasconde un segreto che potrebbe minacciare la vita di milioni di americani. Middleton viaggia dalla Polonia agli Stati Uniti per sciogliere il mistero del manoscritto, viene accusato di omicidio, inseguito dai federali e si trasforma ben presto nell’obiettivo di un temibile assassino. Ma la minaccia più letale proviene dal suo passato: un uomo ritorna nella sua vita, come un’ombra. Un uomo che tutti chiamano Faust.


RECENSIONE

Prendi quattordici autori di thriller di fama internazionale, prendi un maestro del genere come Jeffery Deaver a definire i personaggi, l’ambientazione del romanzo e il suo incipit, poi lascia che la narrazione passi di mano in mano, fino a un epilogo esplosivo (anche questo firmato da Deaver).

Il risultato è una storia complessa e ben congegnata, che si arricchisce capitolo dopo capitolo di nuovi personaggi, intorno alla figura dell’integerrimo Harry Middleton e spostando la vicenda da un punto all’altro del globo. Da Varsavia a Baltimora, da Roma alla Namibia.

Il risultato è un libro godibile, che si legge di un fiato, sospeso tra un passato recente – gli anni della guerra in Kosovo – e il nostro presente, su cui si allunga l’ombra inquietante del terrorismo internazionale. Un romanzo elettrizzante, ricco d’azione, di suspense e di colpi di scena. Forse anche troppi, in un’escalation di morti ammazzati, inseguimenti e personaggi che fanno il doppio gioco.

Il manoscritto di Chopin, d’altra parte, non va letto come semplice bestseller, piuttosto come un esperimento letterario: la realizzazione del primo thriller audio a episodi (iniziativa promossa dall’International Thriller Writer). E allora, in questo senso, il gusto della lettura diventa anche quello di cogliere le differenze di stile tra un autore e l’altro, di apprezzarne la gara sul piano della tecnica di scrittura e dell’inventiva.

Forse Il manoscritto di Chopin non starà alla storia della letteratura come Déjà-vu di Crosby, Stills, Nash e Young sta a alla storia del rock, ma il super gruppo di scrittori guidato da Jeffery Deaver ha sicuramente il merito di aver accettato la sfida e di aver messo il proprio talento a disposizione dell’ITW, per contribuire a dare al genere thriller il giusto riconoscimento.


GLI AUTORI

Ex giornalista ed ex avvocato, Jeffery Deaver ha abbandonato la carriera legale nel 1990, per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Scrittore di romanzi thriller, ha vinto per tre volte l’Ellery Queen Readers Award for Best Short Story of the Year; ha vinto, inoltre, il British Thumping Good Read Award ed è stato più volte finalista all’Edgar Award. Il suo primo romanzo, un horror intitolato Voodoo è del 1988. I tre romanzi successivi, ambientati a New York, affrontano la struttura delle detective stories. Con i protagonisti dei suoi romanzi, Deaver crea dei perfetti thriller contemporanei, in cui la narrazione si svolge secondo il ritmo e la tensione tipici del linguaggio cinematografico. Ha conosciuto il successo internazionale con Il collezionista di ossa, la prima indagine di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, da cui è stato tratto l’omonimo film.

Gli altri quattordici autori che hanno contribuito a Il manoscritto di Chopin sono: Lee Child, David Corbett, Joseph Finder, Jim Fusilli, John Gilstrap, James Grady, David Hewson, John Ramsey Miller, P.J. Parrish, Ralph Pezzullo, S.J. Rozan, Lisa Scottoline, Peter Spiegelman ed Erica Spindler.

Il respiro della marea

Jean Failler - Il respiro della marea

Titolo: Il respiro della marea

Autore: Jean Failler

Editore: TEA

Anno di pubblicazione: 2019


SINOSSI

Tra Lanester e Lorient, due tranquille cittadine sulla costa bretone, al ritirarsi della marea viene ritrovato il cadavere di un vagabondo. Ma è una fine più che scontata, per un uomo notoriamente dedito al bere. L’amministratore di un’azienda è scomparso, ma sono tante le persone che spariscono senza un evidente motivo. Alcuni balordi, infine, hanno rubato un’auto e svaligiato una casa. Ordinaria amministrazione, niente di eccezionale per la sonnolenta routine del commissariato di Lorient. Ma la giovane ispettrice Mary Lester, uscita da poco dalla scuola di polizia, insiste nel voler seguire il proprio istinto e collegare questi avvenimenti, al di là di ogni apparenza. In un ambiente rigorosamente comandato da uomini, riuscirà Mary a convincere i colleghi ad aiutarla nell’indagine e portare a galla la verità?


RECENSIONE

Il respiro della marea è il primo episodio di una fortunata serie di gialli (quaranta romanzi, per un totale di tre milioni di copie vendute), scritti da Jean Failler e ambientati in Bretagna. Il libro, già apparso in Italia nel 2004, con il titolo Omicidio a Lorient, e ora ripubblicato da TEA, rappresenta il debutto sulla scena del romanzo giallo di Mary Lester, tirocinante caparbia, ancora fresca di scuola di polizia.

La storia è piacevole, si fa leggere volentieri. Lo stile di Failler è semplice e delicato. Inoltre l’autore ricorre spesso all’ironia, quell’ironia sfrontata e intelligente da commedia francese, che strappa inevitabilmente un sorriso. Anche l’ambientazione segna un punto a favore di questo giallo: non è la grande metropoli a fare da sfondo alle vicende, ma la sonnolenta e suggestiva costa bretone, le cittadine di Lorient e Lanester, con la loro atmosfera invernale, grigia e piovosa. Il che può essere sicuramente uno stimolo alla curiosità dei lettori.

La trama si dipana in modo lineare, ci sono molti dialoghi e poca azione. Non a caso le indagini di Mary Lester sono state trasformate in Francia in una serie TV di successo. Il lettore è portato a seguire il filo del ragionamento della giovane investigatrice, ostacolata da un ispettore capo misogino e scorbutico, fino ad arrivare a una soluzione abbastanza prevedibile. Il caso sembra concludersi lì, ma per fortuna Mary continua ostinatamente a scavare, svelando il vero finale e risollevando la storia con un colpo di coda.

Il punto debole di questo romanzo risiede forse nella sua brevità, che non consente di approfondire a sufficienza i personaggi. La figura della protagonista ha un potenziale elevato. Se ne intuisce l’acume, la determinazione e l’irriverenza, ma queste caratteristiche rimangono appena accennate.

Manca inoltre qualsiasi riferimento alla sua storia personale, al suo passato, un indizio per invogliare i lettori a conoscerla meglio. E nella stessa maniera sono presentati anche gli altri personaggi, che finiscono per risultare appena abbozzati.

Immagino che, per saperne qualcosa di più, dovremo leggere per forza gli altri libri della serie.


L’AUTORE

Jean Failler, da sempre appassionato di letteratura, ha iniziato a scrivere i suoi primi racconti a vent’anni, mentre gestiva una pescheria a Quimper. Dopo trent’anni di lavoro con il mare, ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alle storie della sua creazione più felice, l’ispettrice di polizia bretone Mary Lester. Superato il quarantesimo episodio, la serie è oggi uno dei maggiori fenomeni best seller della narrativa gialla francese.

Case di vetro

Case di vetro - Louise Penny

Titolo: Case di vetro

Autore: Louise Penny

Editore: Einaudi

Anno di pubblicazione: 2019


SINOSSI

È piena estate a Montréal e Armand Gamache, fresco di nomina a sovrintendente capo della Sûreté du Québec, sta sudando sul banco dei testimoni in un’aula soffocante del Palazzo di Giustizia. Il procuratore capo Barry Zalmanowitz lo sta interrogando su un omicidio avvenuto a Three Pines, l’autunno precedente. Un caso apparentemente semplice, impossibile da perdere. Gamache ripercorre gli eventi a partire dalla festa di Halloween, quando una figura inquietante, con un lungo mantello nero e una maschera sul volto, fa la sua comparsa nel parco del villaggio. All’inizio gli abitanti pensano che sia qualcuno travestito da Darth Vader. Ma la figura non si muove, né parla. Fissa le finestre del bistrot. Quando il procuratore chiede a Gamache chi pensava che fosse la persona mascherata, lui risponde soltanto: “Pensavo che fosse la Morte”. E in un certo senso aveva ragione. Prima che il romanzo si concluda – con un finale inaspettato e sconvolgente – il personaggio nerovestito sarà identificato con il cobrador, un’antica figura spagnola, che seguiva, e con la sua sola presenza intimidiva, chi aveva debiti di coscienza. Intanto l’indagine sull’omicidio, che ha sconvolto Three Pines, finisce per intrecciarsi con la lotta al narcotraffico e con il ruolo inquietante che il tranquillo villaggio ha giocato durante il Proibizionismo.

RECENSIONE

“Three Pines è un paesaggio mentale”, scrive Louise Penny, nella nota conclusiva di Case di vetro. “Si materializza ogni volta che scegliamo la tolleranza al posto dell’odio. La gentilezza al posto della cattiveria. La bontà al posto della prepotenza. Quando scegliamo di avere speranza anziché barricarci nel cinismo. Allora cominciamo a vivere a Three Pines”.

Nell’universo narrativo costruito dall’autrice, Three Pines è un rifugio sicuro. È il calore del bistrot, del camino e di un calice di vino, che attendono chi vaga fuori al freddo, in mezzo al bosco. È la rete di protezione offerta dagli amici, dai familiari. Un micro-mondo rassicurante, di cui fanno parte personaggi eccentrici e meravigliosi, che Louise Penny è capace di distillare, fino a estrarne l’essenza più profonda, con uno stile di scrittura semplice e asciutto.

Come Ruth, la vecchia poetessa pazza, e Rose, la sua papera. La libraia Myrnala pittrice Clara. Olivier e Gabri, i proprietari del B&B. E poi Armand Gamache e la sua famiglia: la moglie Reine-Marie, la figlia Annie, il nipotino Honoré. E, naturalmente, Jean-Guy Beauvoir, suo genero e braccio destro.

Eppure nemmeno Three Pines è impermeabile al male, né alle influenze esterne, e forse è proprio questa consapevolezza a rendere ancora più inquietante la comparsa del cobrador nel parco del villaggio.

Nel luogo dove giocano i bambini, a due passi dal bistrot. Le risate si smorzano, la festa finisce e un presagio di morte aleggia nell’aria.

Se è difficile accettare che nel remoto villaggio di Three Pines abbia avuto luogo un crimine efferato come un omicidio, per Gamache è quasi impossibile credere che la tranquilla cittadina sia il centro nevralgico del narcotraffico canadese, la rotta principale attraverso cui droghe mortali si riversano sul mercato americano. Il tutto con la complicità di politici e poliziotti corrotti.

Ma il talento di Armand Gamache è trovare i criminali, senza fermarsi davanti alle apparenze.

Case di vetro è qualcosa di più di un romanzo avvincente, dalla trama ben congegnata: è un’occasione per riflettere su temi universali, come il tema della coscienza e della responsabilità civile. Allo stesso modo Three Pines non è solo un luogo fisico, ma diventa un simbolo. Il simbolo di quella società che Armand Gamache decide di salvare, anche a costo di mentire, di sacrificare se stesso e la propria carriera, per un bene più alto. Per seguire la propria morale.

L’AUTORE

Louise Penny è nata a Toronto. Ha lavorato a lungo come giornalista, conduttrice radiofonica e televisiva, occupandosi di cronaca e current affair, ma è con la scrittura che ha raggiunto il successo. I suoi romanzi sono stati insigniti dei più prestigiosi premi letterari dedicati al genere, dall’Anthony Award al Macavity Award. È l’unica autrice ad aver vinto l’Agatha Award for Best Novel per quattro anni consecutivi. In Italia Piemme ha pubblicato L’inganno della luce nel 2013 e La via di casa nel 2017, entrambi con protagonista l’ispettore Gamache. Nel 2019 esce per Einaudi Case di vetro. Le indagini dell’ispettore Armand Gamache.

Questioni di famiglia

Questioni di famiglia - Anna Grue


Titolo: Questioni di famiglia

Autore: Anna Grue

Editore: Marsilio

Anno: 2019


SINOSSI

Impegnato a contrastare uno stalker che tormenta la sua fidanzata, Dan Sommerdahl – brillante ex pubblicitario che un esaurimento nervoso ha spinto a lasciare una carriera di successo per indossare i panni dell’investigatore privato – viene contattato da un politico in vista che chiede il suo aiuto. Due dei suoi figli sono morti in circostanze poco chiare esattamente ventisette giorni dopo il loro sedicesimo compleanno. Una coincidenza inquietante, e ora che anche Malthe, il terzogenito, sta per compiere sedici anni, l’ansia cresce. Mentre Malthe, insieme ad altri settantamila giovani, si prepara a seguire il leggendario festival rock di Roskilde, per il Detective Calvo comincia il conto alla rovescia.


RECENSIONE

Anna Grue ha uno stile capace di catturare il lettore fin dalle prime righe. La sua scrittura è asciutta, brillante e divertente. Ma non è solo questo. È che la Grue non si perde in fronzoli. L’incipit del romanzo prende per mano il lettore e lo trascina subito su una panchina di Nørrevold, al fianco di Mogens, stalker dell’attrice Kirstine Nydal. Che, caso vuole, sia la nuova compagna di Dan Sommerdahl, noto anche come Detective Calvo.

Come ben sanno gli appassionati della fortunata serie, di cui Questioni di famiglia è il quarto romanzo, Dan Sommerdahl è un investigatore sui generis. Innanzitutto perché ha un altro lavoro, in un’agenzia pubblicitaria. E poi perché ha una vita come tanti, complicata come tanti: due figli adolescenti, un matrimonio in crisi, una relazione con un’altra donna (Kirstine, appunto) e una madre, che vive in un tranquillo sobborgo nello Sjælland.

È proprio a Yderup, in occasione del compleanno di Birgit, che Dan viene avvicinato da Thomas Harskov. Il noto politico ha bisogno del suo aiuto per risolvere senza tanto clamore una delicata questione di famiglia. I primi due figli degli Harskov sonodeceduti entrambi. Apparentemente si è trattato di tragici incidenti, ma c’è un particolare che angoscia i genitori: sia Rolf che Gry sono morti esattamente a sedici anni e ventisette giorni. E Malthe, il più piccolo, avrà presto la stessa età.

Inizia così questo giallo, che scorre fluido e si legge d’un fiato. La storia procede alternando il punto di vista dello stalker, e le vicende amorose di Dan e Kirstine, con l’indagine sulla morte dei figli di Harskov, che il Detective Calvo porta avanti grazie alla collaborazione dell’amico e poliziotto Flemming e della sua squadra. Fino alla soluzione del caso, tra la polvere e la musica del Roskilde, il festival rock più amato dai giovani danesi.

Con questo romanzo Anna Grue si avventura nel mondo degli adolescenti, mettendone in luce con garbo la turbolenza delle emozioni, le incertezze e le contraddizioni. Finisce per esplorarloanche nel linguaggio, attraverso le parole di Malthe. E,naturalmente, lo mette a confronto con le ipocrisie e le debolezze degli adulti, quelli integrati nella società bene, ma anche quelli che ne sono posti ai margini. O quelli che, come Dan, sono adulti senza essere cresciuti del tutto.

Forse c’è più investigazione che azione, ma la trama è accurata e ben congegnata, senza indugiare troppo su scene violente. Nonostante manchi la tensione tipica dei thriller e i colpi di scena siano dosati, c’è da dire che non sono per niente scontati. Ve lo consiglio, quindi, Questioni di famiglia, perché è un bel libro, avvincente, ironico. E ci sono buone probabilità che anche voi, come me, finiate per affezionarvi subito al Detective Calvo.


L’AUTORE

Giornalista e scrittrice, ha raggiunto il successo con la serie del Detective Calvo, di cui Marsilio ha pubblicato i primi tre episodi, Nessuno conosce il mio nome, Il bacio del traditore e L’arte di morire. Dan Sommerdahl è diventato un beniamino del pubblico, celebrato dalla stampa per la sua arguzia e il suo calore. Anna Grue ha tre figli e vive con il marito nei pressi di Copenaghen.